martedì 2 giugno 2009

Il non lieto fine delle prime auto elettriche

Le prime auto elettriche in serie risalgono al 1996, quando General Motors lanciò la sua EV1. Il progetto è stato da subito improntato per la produzione di un'auto totalmente a trazione elettrica. La sua linea caratteristica le conferiva un CX di soli 0.19, record che tutt'ora persiste tra le auto di serie. La EV1 accelerava da 0 a 100 in 8.5 secondi e raggiungeva una velocità massima di Km/h. Le batterie al piombo-acido garantivano un'autonomia tra i 90 e 120 km a ogni ricarica. Successivi sviluppi nel pacco batterie estesero l'autonomia a 200 km. La ricarica completa delle batterie richiedeva 8 ore, sebbene bastassero solo 3 ore per raggiungere l'80%. In totale ne furono prodotte 1.117, circolando sulle strade statunitensi in regime di leasing. Stranamente, nonostante il successo riscosso dall'operazione, General Motors non consentì agli utilizzatori di riscattare le auto, ritirandole invece dalla circolazione e avviandole alla demolizione. Gli unici esemplari scampati allo sfasciacarrozze sono destinati ai musei e come esplicita clausola contrattuale, non possono essere rimesse in circolazione. Il sospetto che la prima generazione di auto elettriche sia stata sabotata dalla stessa General Motors è evidente, ma fino a quando gli interessi della mobilità sostenibile dovranno essere sacrificati in nome del dio denaro e del suo braccio destro petrolio?

Il non lieto fine delle prime auto elettriche

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